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per il FORUM FILATELIA e FRANCOBOLLI pagina 15

 

FORUM CONTINUA  15: 


FRANCOBOLLI: COLLEZIONARE COME HOBBY. COME E PERCHE'...

 

Ciao Enrico,
le tue considerazioni mi fanno ricordare lunghe discussioni che ho avuto con amici collezionisti e non collezionisti di francobolli sul piacere di collezionare.
Fra di loro c'erano quelli che facevano attivamente e solamente l'area italiana, chi solo gli antichi stati, chi SOLO storia postale, un altro collezionava UN SOLO FRANCOBOLLO ma con tutte le sovrastampe e annulli possibili e chi invece diceva che collezionare è un po' tornare bambini e che lui era cresciuto ed aveva altro da fare. Chi diceva che il vero collezionista deve esporre la propria raccolta, chi diceva che è un piacere personale da vivere da solo. Tutti, chi più chi meno, avevano ragione nel difendere la propria area di collezionismo "come la più bella e la più interessante e l'unica da suggerire agli amici ed ai giovani".
La mia idea è leggermente diversa e parte da alcuni presupposti ben precisi:
1) collezionare è un hobby e l'hobby deve portare soddisfazione e piacere
2) il collezionista (o "RACCOGLIONE") PUO' liberamente raccogliere quello che vuole e NESSUNO gli può indicare i limiti... (infatti essendo un povero RACC..OGLIONE... lasciamogli almeno il diritto di scegliere cosa raccogliere e sin dove la sua collezione si può estendere)
3) la soddisfazione che nasce dal raccogliere/collezionare è SOGGETTIVA e quindi c'è chi si accontenta di ACCUMULARE (ha il piacere della quantità) chi compra soli francobolli rari (ha il piacere della qualità e del "valore"), chi ha pochi soldi e poco tempo ma gli piace avere TUTTO DI UN'AREA  anche se "semplice" (fosse pure la Repubblica dal 2000 in avanti..) per avere un piccolo senso del POTERE, potendo dire "ho tutto!", c'è poi chi vuole suscitare invidia ed ammirazione negli altri collezionisti, con un piccolo senso di esibizionismo e quindi sbandiera i propri acquisti ed i pezzi migliori a destra e a manca. ..
Tralasciando tutte le implicazioni psicologiche del collezionare (.. ma Freud era un collezionista?) vi dico cosa piace a me.
Il collezionare deve avere un misto di queste cose, ciascuna delle quali mi dà soddisfazione:
- il progettare una nuova area da collezionare (faccio l'esempio di una delle mie ultime manie: francobolli ed annulli delle isole antartiche e subantartiche)
- la ricerca delle informazioni su quell'area (di solito di tipo storico/geografico)
- la creazione di un indice il più possibile completo
- la ricerca di libri e cataloghi che mi diamo ulteriori informazioni
- la partecipazione ad aste filateliche per acquistare libri e francobolli
- la creazione di contatti con vendor e collezionisti esperti in quel settore (le e-mail sono utilissime: rapide, senza costo e ci si crea tanti amici in poco tempo!) 
- la raccolta vera e propria e il suo miglioramento con la ricerca di pezzi difficili 
- lo scambio di francobolli ed INFORMAZIONI con collezionisti del settore 
- l'approfondimento DELLE STORIE che stanno dietro i francobolli (nel caso specifico pensate a tutte le storie delle esplorazioni in Antartide di cui alcune legate a francobolli)
- lo scrivere articoli su quelle storie o curiosità
- il piacere di diffondere le informazioni acquisite perché altri ne possano trarre vantaggio o semplicemente qualche momento di relax
- il piacere di mostrare la collezione a chi è in grado di apprezzarla o a chi comunque dimostra interesse.

Come vedete non ho parlato di filigrane, dentellature e variazioni di colore... per me dietro i francobolli ci sono PEZZI DI STORIA e storie di persone e talora qualche curiosità. Ciò senza nulla togliere a chi approfondisce aspetti più tecnici e più strettamente filatelici.
Il mio modello di "collezionare" è solo mio e richiede anche tempo a disposizione, che non tutti hanno. Non lo voglio esportare e non lo voglio suggerire a nessuno, però mi piace farlo conoscere agli altri per un utile confronto.
Sarebbe bello conoscere altre  motivazioni dei collezionisti... Se avete articoli sull'argomento o semplicemente volete dire la vostra esperienza.. scrivetemi a fabiov@tiscali.it.
Fabio V.ciao.gif
 
  HO TROVATO UN ARTICOLO INTERESSANTE:

riporto ora un pezzo di un vecchio articolo di almeno 30 anni fa. Un conferenziere era stato chiamato a dare il proprio parere di esperto psicologo su "simboli, filatelia e collezionismo" durante l'inaugurazione di una mostra di storia postale e francobolli. La sua conferenza fu trascritta in un lungo articolo che però è complicato ed anche "barboso". C'è però un pezzo "sul significato di francobollo"  e poi "sul  perché si colleziona francobolli" che è molto interessante, perché raramente ho letto cose sull'argomento. Grazie a Nicolò ve lo riporto qui in formato testo:

LA  MAGIA DEI FRANCOBOLLI

 ..... lo penso invece che nella filatelia c'è un altro aspetto e contenuto che può e dovrebbe renderla interessante per la storia. Benché raccoglitori di corrispondenza siano sempre esistiti, pure il collezionismo filatelico è nato pressoché insieme a quello per il puro e semplice francobollo. Spesso le cose sono più chiare se si studia il momento e il modo in cui nascono. Mi rendo conto di giocare mettendo sul tappeto addirittura la questione del perché della filatelia. Qui evidentemente non bastano risposte generiche, come il dire è una forma del cosiddetto «collezionismo» , un impulso psichico che può oscillare tra esigenze distensive ed evasive ed altre, implicate in qualche modo nel maniacale. Dato per buono questo, resta pur sempre da spiegare cosa veramente interessa al collezionista, perché la filatelia si è imposta (è il caso di dire) tra le svariatissime forme del collezionismo.

Non mancano risposte più o meno « oggettive »: la filatelia accontenta la esigenza psichica del seriale, è a basso costo (almeno inizialmente), rappresenta spesso una iniziativa economica. Tutte risposte buone, che però non ci permettono di veramente capire alcuni curiosi fatti che trovo riportati nel bel libro di FuIvio ApolIonio,  "Il Francobollo" (ed. Vallecchi 1964); da quale movente era mosso quel signore che fece un'inserzione nel « Times » del 1841, per chiedere francobolli usati, quando i francobolli esistenti in tutto il mondo erano due, e quando non credo si potesse immaginare lo sviluppo preso da questo interesse? (p. 19); nel 1842 il giornale c Punch » già pubblicava satiriche vignette contro l'hobby della filatelia; « qualche anno dopo l'adozione del francobollo postale, c'era già una ballerina inglese che chiedeva agli amici francobolli usati... attraverso un annuncio sul "Times" per decorare il suo "boudoir" » (p. 9). Niente di strano, conseguentemente, che subito dopo il 1860 siano apparse riviste filateliche, cataloghi, album. Cosa poteva interessare quell'ignoto signore che cercava i due unici, e allora per niente rari, francobolli esistenti? Forse ciò che essi realmente erano, « segni » deIl'avvenuto pagamento per la franchigia dal bollo postale.

Ho detto prima che spesso le cose sono più chiare se si considera il modo in cui nascono. Cos'è in sostanza il francobollo? E' un bollo per francatura. In forma di quadretto di carta, che si attacca sulla lettera; un bollo - che vuol dire suggello (e bollare significa segnare con l'impronta ) - che è la quietanza dell'avvenuto pagamento di un corrispettivo servizio, quello del trasporto della lettera, reso e garantito dallo Stato. La lettera è affrancata, cioè resa libera (franca) da spesa per il trasporto, e ciò è attestato mediante il bollo, che è un segno.

Per l'esattezza quel rettangolino dì carta dovrebbe venir chiamato francAbollo, in quanto acquistandola lo speditore si affranca dal fastidio di recarsi alla posta per la bollatura. La praticità dell'invenzione del francobollo era ed è qui, nell'essere un segno applicabile comodamente.

Questi « segni », per la verità, non erano una novità nel 1840. Ci racconta ancora Fulvìo Apollonio che « già 220 anni a.C., dinastia Han, si usano in Cina tavolette postali, paragonabili ai fogli di carta bollata di due tipi: tavolette in cuoio con l'immagine di una tigre (espressi) e di bambù, con l'immagine di un uomo » (p. 63): ed è superfluo ricordare i noti biglietti di porto a stampa inventati dal francese Valayer (1653), e i « cavallini » sardi (1818). Sia la tigre che il cavallino sono segni che, con evidenza, alludono alla velocità di trasporto promessa dai servizi postali. Però questi « segni » non determinarono, allora, un fenomeno di collezionismo, e solo in seguito sono stati ricuperati alla storia postale dalla « prefilatelia ».

Il segno dell'affrancatura si impone invece nel collezionismo solo col vero e proprio francobollo, ed assume un significato che prima non aveva.

« Il primo francobollo del mondo - dice Apollonio -è un rettangolo di mm. 19 x 23, la cornice è costituita da un fregio decorativo a maglie larghe, interrotto agli angoli superiori da due croci di Malta e negli angoli inferiori da due lettere maiuscole (diverse per ciascun esemplare dei foglio) per indicare l'esatta collocazione dell'esemplare nella tavola di stampa; sul fondo, scuro al centro della vignetta, spicca il profilo di Vittoria » (p. 36). Questa descrizione non è che l'elenco degli elementi strutturali del primo dei francobolli, dove il segno principale è l'effigie della regina Vittoria; e fu deliberatamente scelto come principale perché di fronte ai ben 2700 progetti sottoposti ai dirigenti dell'amministrazione postale britannica nel 1839, « rinunciando alle allegorie, al simbolismo, alle scritte pure e semplici, si prese come modello del francobollo il medaglione della regina Vittoria, preparato da Guglielmo Wyon » (p. 33). Generalmente il francobollo nasce come « signum principis », cioè porta l'effigie dei sovrano o lo stemma dello Stato che lo emette; questo è il suo fondamentale contenuto iconografico e simbolico. E anche ciò non costituisce una novità perché il francobollo si appropria dei contenuti tradizionali della moneta e del sigillo, anch'esso suo parente stretto. 

Bisogna ancora tentar di spiegare - per completare questo abbozzo di lettura critica del francobollo - la vastità di dimensione del fenomeno del collezionismo. Anche ammessa la validità del francobollo come segno rapportabile ad una situazione storica, non si colma il dislivello tra la marginalità di questi significati sul piano culturale e la grande diffusione della filatelia. Prevale insomma l'aspetto irrazionale del fenomeno.

Forse questo aspetto irrazionale va collegato alla conoscenza di tipo cosiddetto magico. Non mi riferisco qui alla « magia operativa », che è quella più nota e non è altro che tendenza incolta alla trasformazione della realtà, ma alla magia cosiddetta « percettivo-possessiva », tendenza al possesso della realtà mediante segni e immagini. Come il dilettante fotografo « cattura » una realtà coll'immagine che si procura di essa, così il collezionista è legato al « segno », sentito come strumento di percezione globale e di immedesimazione integrale condizionata dal possesso di questo segno (la partecipazione ad un avvenimento mediante il possesso di un segno - il francobollo - che ce lo la presente e in qualche modo ce ne rende padroni).  .......Rientra la filatelia in questa tematica psicologica? Magico, naturalmente, non è il francobollo, ma il rapporto del filatelico con esso. Questa esperienza « magica » ha la funzione di strumento per superare uno scompenso esistenziale, tra volontà e reale, tra desiderio e realtà; come tale non pare sopprimibile, anche se è facilmente superabile. Naturalmente, contro questo tipo dì conoscenza, l'uomo moderno reagisce, talora abbandonando e rigettando la filatelia come manifestazione infantile, altre volte maturandola in attività commerciale o in oggetto di studio razionale.... 

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Ed ora qualche dato aggiornato sul mondo dei collezionisti in Italia. Un articolo della Rivista "QUI Filatelia" della nostra Federazione, riporta nel numero 37 del luglio-settembre 2004, degli utili dati sul mondo del collezionismo. L'indagine è stata fatta su un cospicuo campione di 3.058 persone da una nota società di ricerche di mercato, su incarico della E-Bay Italia a inizio 2004.

Personalmente ritengo il quadro "sconfortante"..... scopriamo infatti che su circa 7 milioni di Italiani che raccolgono/collezionano  "qualche cosa", la filatelia è dietro alla numismatica, ed in linea con la raccolta di modellini e di bambole con un misero 12%. Se poi guardiamo la statistica relativa ai collezionisti per fascia di età, scopriamo che i GIOVANI "dai 15 ai 35 anni", privilegiano la raccolta di schede telefoniche ed i fumetti e che quindi la filatelia è relegata ancora più indietro ad un misero 8% o meno. Quindi di nuove leve ce ne sono pochine.... Se poi,  desumendo da altre tavole che il gentil sesso contribuisce al numero totale dei collezionisti di francobolli per una buona percentuale (ma io di collezioniste in tanti anni ne ho visto  e conosciuto ben poche) nutro qualche dubbio sulla "larghezza" delle maglie dell'indagine.. per cui il numero di chi raccoglie NON occasionalmente i francobolli scende ulteriormente.       

Come vedete i francobolli non appiano fra le prime tre categorie di oggetti raccolti dai giovani far i 15 e i 35 anni.

Noi "over 35"... non abbiamo ricambi.....  Ai poster fare considerazioni su "dove va la filatelia".

 

 

 

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Mi scuso per eventuali imprecisioni, infatti,  per risparmiare tempo,  mi sono affidato solo alla mia memoria. Per certo posso fornire le fonti -certamente più attendibili di me- da cui ho tratto le varie informazioni. Se volete approfondire i varia argomenti, contattatemi.

 

P.S. Su questo sito potete vedere immagini, articoli e approfondimenti ai temi discussi nei miei messaggi per il forum Filatelia e Francobolli.

 

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