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per il FORUM FILATELIA e FRANCOBOLLI pagina 15
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FRANCOBOLLI: COLLEZIONARE COME HOBBY. COME E PERCHE'...
riporto ora un pezzo di un vecchio articolo di almeno 30 anni fa. Un conferenziere era stato chiamato a dare il proprio parere di esperto psicologo su "simboli, filatelia e collezionismo" durante l'inaugurazione di una mostra di storia postale e francobolli. La sua conferenza fu trascritta in un lungo articolo che però è complicato ed anche "barboso". C'è però un pezzo "sul significato di francobollo" e poi "sul perché si colleziona francobolli" che è molto interessante, perché raramente ho letto cose sull'argomento. Grazie a Nicolò ve lo riporto qui in formato testo:
LA MAGIA DEI FRANCOBOLLI
..... lo
penso invece che nella filatelia c'è un altro aspetto e contenuto che può e
dovrebbe renderla interessante per la storia. Benché raccoglitori di
corrispondenza siano sempre esistiti, pure il collezionismo filatelico è nato
pressoché insieme a quello per il puro e semplice francobollo. Spesso le cose
sono più chiare se si studia il momento e il modo in cui nascono. Mi rendo
conto di giocare mettendo sul tappeto addirittura la questione del perché
della filatelia. Qui evidentemente non bastano risposte generiche, come il
dire è una forma del cosiddetto «collezionismo» , un impulso psichico che
può oscillare tra esigenze distensive ed evasive ed altre, implicate in
qualche modo nel maniacale. Dato per buono questo, resta pur sempre da
spiegare cosa veramente interessa al collezionista, perché la filatelia si è
imposta (è il caso di dire) tra le svariatissime forme del collezionismo.
Non
mancano risposte più o meno « oggettive »: la filatelia accontenta la
esigenza psichica del seriale, è a basso costo (almeno inizialmente),
rappresenta spesso una iniziativa economica. Tutte risposte buone, che però
non ci permettono di veramente capire alcuni curiosi fatti che trovo riportati
nel bel libro di FuIvio ApolIonio, "Il Francobollo" (ed.
Vallecchi 1964); da quale movente era mosso quel signore che fece
un'inserzione nel « Times » del 1841, per chiedere francobolli usati, quando
i francobolli esistenti in tutto il mondo erano due, e quando non credo si
potesse immaginare lo sviluppo preso da questo interesse? (p. 19); nel 1842 il
giornale c Punch » già pubblicava satiriche vignette contro l'hobby della
filatelia; « qualche anno dopo l'adozione del francobollo postale, c'era già
una ballerina inglese che chiedeva agli amici francobolli usati... attraverso
un annuncio sul "Times" per decorare il suo "boudoir" »
(p. 9). Niente di strano, conseguentemente, che subito dopo il 1860 siano
apparse riviste filateliche, cataloghi, album.
Ho
detto prima che spesso le cose sono più chiare se si considera il modo in cui
nascono. Cos'è in sostanza il francobollo? E' un bollo per francatura. In
forma di quadretto di carta, che si attacca sulla lettera; un bollo - che vuol
dire suggello (e bollare significa segnare con l'impronta ) - che è la
quietanza dell'avvenuto pagamento di un corrispettivo servizio, quello del
trasporto della lettera, reso e garantito dallo Stato. La lettera è
affrancata, cioè resa libera (franca) da spesa per il trasporto, e ciò è
attestato mediante il bollo, che è un segno.
Per
l'esattezza quel rettangolino dì carta dovrebbe venir chiamato francAbollo,
in quanto acquistandola lo speditore si affranca dal fastidio di recarsi alla
posta per la bollatura. La praticità dell'invenzione del francobollo era ed
è qui, nell'essere un segno applicabile comodamente.
Questi
« segni », per la verità, non erano una novità nel 1840. Ci racconta
ancora Fulvìo Apollonio che « già 220 anni a.C., dinastia Han, si usano in
Cina tavolette postali, paragonabili ai fogli di carta bollata di due tipi:
tavolette in cuoio con l'immagine di una tigre (espressi) e di bambù, con
l'immagine di un uomo » (p. 63): ed è superfluo ricordare i noti biglietti
di porto a stampa inventati dal francese Valayer (1653), e i « cavallini »
sardi (1818). Sia la tigre che il cavallino sono segni che, con evidenza,
alludono alla velocità di trasporto promessa dai servizi postali. Però
questi « segni » non determinarono, allora, un fenomeno di collezionismo, e
solo in seguito sono stati ricuperati alla storia postale dalla «
prefilatelia ».
Il
segno dell'affrancatura si impone invece nel collezionismo solo col vero e
proprio francobollo, ed assume un significato che prima non aveva.
« Il primo francobollo del mondo - dice Apollonio -è un rettangolo di mm. 19 x 23, la cornice è costituita da un fregio decorativo a maglie larghe, interrotto agli angoli superiori da due croci di Malta e negli angoli inferiori da due lettere maiuscole (diverse per ciascun esemplare dei foglio) per indicare l'esatta collocazione dell'esemplare nella tavola di stampa; sul fondo, scuro al centro della vignetta, spicca il profilo di Vittoria » (p. 36). Questa descrizione non è che l'elenco degli elementi strutturali del primo dei francobolli, dove il segno principale è l'effigie della regina Vittoria; e fu deliberatamente scelto come principale perché di fronte ai ben 2700 progetti sottoposti ai dirigenti dell'amministrazione postale britannica nel 1839, « rinunciando alle allegorie, al simbolismo, alle scritte pure e semplici, si prese come modello del francobollo il medaglione della regina Vittoria, preparato da Guglielmo Wyon » (p. 33). Generalmente il francobollo nasce come « signum principis », cioè porta l'effigie dei sovrano o lo stemma dello Stato che lo emette; questo è il suo fondamentale contenuto iconografico e simbolico. E anche ciò non costituisce una novità perché il francobollo si appropria dei contenuti tradizionali della moneta e del sigillo, anch'esso suo parente stretto.
Bisogna
ancora tentar di spiegare - per completare questo abbozzo di lettura critica
del francobollo - la vastità di dimensione del fenomeno del collezionismo.
Anche ammessa la validità del francobollo come segno rapportabile ad una
situazione storica, non si colma il dislivello tra la marginalità di questi
significati sul piano culturale e la grande diffusione della filatelia.
Prevale insomma l'aspetto irrazionale del fenomeno.
Forse
questo aspetto irrazionale va collegato alla conoscenza di tipo cosiddetto
magico. Non mi riferisco qui alla « magia operativa », che è quella più
nota e non è altro che tendenza incolta alla trasformazione della realtà, ma
alla magia cosiddetta « percettivo-possessiva », tendenza al possesso della
realtà mediante segni e immagini. Come il dilettante fotografo « cattura »
una realtà coll'immagine che si procura di essa, così il collezionista è
legato al « segno », sentito come strumento di percezione globale e di
immedesimazione integrale condizionata dal possesso di questo segno (la
partecipazione ad un avvenimento mediante il possesso di un segno - il
francobollo - che ce lo la presente e in qualche modo ce ne rende padroni).
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Ed ora qualche dato aggiornato sul mondo dei collezionisti in Italia. Un articolo della Rivista "QUI Filatelia" della nostra Federazione, riporta nel numero 37 del luglio-settembre 2004, degli utili dati sul mondo del collezionismo. L'indagine è stata fatta su un cospicuo campione di 3.058 persone da una nota società di ricerche di mercato, su incarico della E-Bay Italia a inizio 2004.
Personalmente ritengo il quadro "sconfortante"..... scopriamo infatti che su circa 7 milioni di Italiani che raccolgono/collezionano "qualche cosa", la filatelia è dietro alla numismatica, ed in linea con la raccolta di modellini e di bambole con un misero 12%. Se poi guardiamo la statistica relativa ai collezionisti per fascia di età, scopriamo che i GIOVANI "dai 15 ai 35 anni", privilegiano la raccolta di schede telefoniche ed i fumetti e che quindi la filatelia è relegata ancora più indietro ad un misero 8% o meno. Quindi di nuove leve ce ne sono pochine.... Se poi, desumendo da altre tavole che il gentil sesso contribuisce al numero totale dei collezionisti di francobolli per una buona percentuale (ma io di collezioniste in tanti anni ne ho visto e conosciuto ben poche) nutro qualche dubbio sulla "larghezza" delle maglie dell'indagine.. per cui il numero di chi raccoglie NON occasionalmente i francobolli scende ulteriormente.
Come vedete i francobolli non appiano fra le prime tre categorie di oggetti raccolti dai giovani far i 15 e i 35 anni.
Noi "over 35"... non abbiamo ricambi..... Ai poster fare considerazioni su "dove va la filatelia".
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Mi scuso per eventuali imprecisioni, infatti, per risparmiare tempo, mi sono affidato solo alla mia memoria. Per certo posso fornire le fonti -certamente più attendibili di me- da cui ho tratto le varie informazioni. Se volete approfondire i varia argomenti, contattatemi.
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