A questa riunione d'insediamento erano presenti: Ivanoe Bonomi, ex presidente del Consiglio precedentemente alla nomina di Mussolini, il democristiano Alcide De Gasperi, il liberale Alessandro Casati, il socialista Pietro Nenni, il comunista Mauro Scocimarro, Ugo La Malfa per il Partito d'Azione. Al Comitato aderirono: Ruini per Democrazia del Lavoro e Bergamini per Ricostruzione Liberale.
I presenti approvarono una dichiarazione che fra l'altro affermava "... i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale per chiamare gli Italiani alla lotta e alla resistenza e per riconquistare all'Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni". Nasceva la RESISTENZA.
Ad onore del vero, durante il ventennio del Governo Mussolini, la resistenza, specie attraverso la stampa clandestina, non era mai cessata anche se risultò condotta in forma molto contenuta. Certamente divenne più attiva non appena si ebbero i primi sentori che la guerra era ormai perduta: ripresero i contatti diretti con i fuoriusciti per il loro rientro. L'esperienza di combattenti nelle brigate internazionali durante la guerra di Spagna dette i suoi frutti e questo già prima della caduta del Governo Mussolini (25.7.1943).
Ma all'indomani dell'8 settembre 1943 la necessità di una riorganizzazione dei combattenti si presentò in tutta la sua drammaticità: i militari allo sbando furono i primi a formare nuclei resistenti i cui comandanti erano ufficiali dell'esercito. A loro si unirono gli ex fuoriusciti ed i reduci politici dalle galere e dal confino, liberati dopo il 25 luglio. Si formarono le prime "bande", così chiamate poiché i nazisti consideravano i combattenti di questi nuclei "banditi" o "ribelli".
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