"QUANDO LE OLIMPIADI FERMAVANO LE GUERRE"
da un articolo della Voce del Cifr del maggio 2004.
La Grecia quest’anno ci propone, con lontani ricordi, i più
antichi giochi atletici dell’Umanità, che venivano celebrati in onore degli
dei dell’Olimpo.
Parteciparvi era la massima aspirazione dei giovani. Le
competizioni educavano i contendenti a trasferire sul piano del confronto
qualsiasi problema di carattere politico, sociale ed economico e le prove
venivano affrontate con entusiasmo, vivacità, lealtà. Da qui si spiega, sia
pure in parte, l’altissimo livello raggiunto dalla civiltà ellenica.
Fu il barone Pierre de Coubertin, nato a Parigi nel 1863, a
ripristinare quelle gare atletiche, che il tempo e questioni politiche avevano
portato alla loro lenta decadenza. Nel XIX secolo alcuni studiosi esplorarono la
zona di Elide, tra il colle Kronio e il fiume Alfeo, ed iniziarono gli scavi.
Nel 1829 da parte dei francesi e nel 1875 dalla scuola archeologica tedesca.
De Coubertin
Si riuscì dunque a risvegliare il cuore di Olympia e a
rivedere, nelle sculture e pitture ritrovate, mitologici personaggi quali Zeus,
Apollo, Ercole.
In realtà, l’umanista francese de Coubertin, più che per
amore delle cose classiche, riscoprì il fascino di Olympia, il quale non si era
mai spento nell’animo di ogni essere umano amante della bellezza,
dell’armonia e della pace.
Si racconta che i giochi ebbero inizio durante il plenilunio
di luglio e agosto dell’anno 776 a.C. nella città di Olympia.
La leggenda affida ad Ercole l’onore di averli istituiti
anzitempo, intorno al 1250 a.C.. Si dice che, durante una delle sue fatiche,
incontrò un superbo Olivo, dal tronco robusto, che gli disse: “Io sono la
pace, la beatitudine che entra nelle tue fatiche, sono la forza e l’eternità”.
Ercole lo estrasse dalla terra con tutte le sue radici, lo portò ad Olympia e
ve lo depose, tracciando attorno un grande quadrato che riempì poi di
pianticelle di ulivi. Nacque il bosco sacro e divenne un santuario. Le fronde di
Olivo rappresentarono il simbolo della vittoria e la pianta diventò sacra
nell’olimpismo.
Come le Olimpiadi si siano potute a quel tempo svolgere e
sviluppare, con le città di Grecia in continua lotta fra di loro, può
spiegarsi soltanto ricordando l’istituzione della “Tregua sacra” durante i
giochi, voluta da un re dell’Etolia (Ifito): istaurò una interruzione, ogni
quattro anni, di qualsiasi attività, anche bellica, per ritrovare, in
un’arcadica atmosfera, la pace e la tranquillità.
Nel periodo moderno, invece, sono state le guerre a
sospendere le Olimpiadi, nel 1916, nel 1940 e nel 1944.
Nei Giochi olimpici era vietata la partecipazione delle
donne, le quali, se scoperte, venivano scaraventate giù dalle pendici del monte
Tipeo. Si racconta che una donna, certa Callipatira della stirpe dei Diagoridi,
nel 404 a.C. riuscì, camuffandosi da uomo e spacciandosi per accompagnatore, a
rimanere presso il figlio Pisonide in gara nella corsa. Quando Pisonide conquistò
l’alloro olimpico la madre volle con un salto superare lo steccato per
abbracciare il trionfatore. Nel salto però le vesti si lacerarono e fu così
scoperta la sua identità. Ma i severissimi giudici resero questa volta omaggio
all’amore di madre e perdonarono Callipatira. Tuttavia, da allora anche gli
accompagnatori dovettero presentarsi nello stadio come gli atleti, cioè
completamente nudi.
I ludi olimpici furono soppressi, dopo quasi trecento anni,
nel 393 d.C. dall’imperatore romano Teodosio su pressione dei vescovi
cristiani, che non vedevano di buon occhio arene e stadi di memoria pagana. Dopo
oltre un millennio, ed a 1503 anni dall’ultima Olimpiade dell’antica Grecia,
i giochi vennero ripresi nel 1896 ad Atene, dove si realizzò la primo edizione
moderna. Allo stadio si presentarono 285 atleti di tredici nazioni. L’Italia
non c’era.
Quella volta venne introdotta la gara di Maratona, sulla
distanza di 42,196 chilometri, con partenza proprio dalla località di Maratona
(sito storico a ricordo della vittoria registrata da Milziade, nel 490 a.C., sui
persiani) per Atene. Fu vinta dal pastore greco Louis Spyridion, che coprì la
distanza in 2 ore, 55’ e 20”. Gli regalarono un podere e un sarto lo vestì
gratis.
Quest’estate la XXVII edizione delle Olimpiadi moderne
ritorna nuovamente nella sua patria di origine, la Grecia. Poi i giochi si
alterneranno ogni quattro anni in località diverse, aggiungendo sempre nuove
gare.
De Coubertin, nel suo lavoro, trovò comprensione, ma anche
difficoltà. Il compito più ingrato fu sicuramente convincere i rappresentanti
delle varie nazioni a prendere parte ai giochi “per riunire gli uomini senza
distinzione di classe e di razza”. Il barone, che dedicò la sua vita alla
resurrezione dell’ideale olimpico, morì nel 1937, povero e solo.
La celebre frase “L’importante non è vincere, ma
partecipare”, da lui citata il 24 luglio 1908 in un banchetto all’occasione
dell’Olimpiade di Londra, non è in realtà sua ma, indicandone la fonte, di
un vescovo della Pennsylvania.
Da allora, però, gli è sempre stata attribuita. La sua
“creatura” ha continuato la crescita ed ora rappresenta il più grande e
prestigioso spettacolo del mondo, sotto l’ideale della concordia e della pace.
Fausto
Lodi
ultimo aggiornamento 19 maggio 2004